Barbera: vino ribelle, indomabile e spesso ritroso a salire la china della gloria. Forse perché si porta appresso il suo passato di fatiche e sacrifici dove l’unica vera china da ascendere era quella ripida dei crinali che disegnano il panorama collinoso del Monferrato. Lo stesso Monferrato che Davide Lajolo ha amato in modo quasi “viscerale - diceva - e dove vivaddio non è ancora arrivato l'asfalto, e il fango è fango e la polvere polvere”. Gli anni sono trascorsi, forse il romanticismo arcaico di questo territorio si è annacquato nel tempo che avanza. Eppure qualche frammento ha perdurato. Resiste, come le persone che qui dimorano. Persiste, come il ceppo della vite che si contorce e si ritorce ma non muore. E persevera: nel vino che “sporca” il bicchiere; nel vino che, sorso dopo sorso, racconta storie miracolosamente mai del tutto dimenticate.
C’è chi addita il fatto che, per troppo tempo, il Barbera sia stato considerato un vino popolare, ovvero del popolo. Ma è proprio qui che si cela la chiave di volta: in un vino che è instancabile narratore di un mondo perduto e che, con le sue fitte trame e complessi umori, intrattiene, affascina, conquista. Per sempre, azzardiamo. Perché una volta degustato, davvero non lo si abbandona più. Come il nostro Barbera d'Asti DOCG "Viginto" proveniente da vigneti ultratrentennali, ricco di quel profumo dolce del frutto e di quella sapidità tipica delle terre calcaree e sabbiose da cui esso proviene. Terre che, milioni anni fa, navigavano sotto il mare, sfiorate dal ventre di bibliche balene e ricoperte di alghe e gorgonie come mondi di un regno incantato. O almeno è così che ci piace raffigurarle: emerse lentamente dalle acque come tante isole disperse al largo di un orizzonte in silenziosa ritirata.
Il Barbera che noi produciamo porta con sé ognuna di queste suggestioni e al bicchiere si offre fresco, sempre elegante, mai prevedibile. Se vogliamo coronare il suo schietto portamento dovremmo abbinarlo a quei piatti tipici della cucina piemontese quali la bagna cauda, la soma d'aj, i peperoni arrostiti o pasta e fagioli. Ma se non siete piemontesi, allora potreste sposarlo con un generoso tagliere di salumi o a un secondo di carne rossa, di quelle la cui cottura sembra non finire più e che si servono preferibilmente guarnite con intriganti salse, salsine e contorni peccaminosi. Oppure accostatelo ai formaggi, meglio se a pasta grassa o stagionati ai massimi storici, muffe e "ospiti" inclusi: vi sentirete pionieri di un mondo tutto da esplorare! Il Barbera d’Asti DOCG va tassativamente servito a una temperatura di 16-18 °C, altrimenti quel suo calore innato rischierebbe di smorzarsi e di trasformare quello stesso vino dalle proverbiali note passionali in un amante stanco e - ahivoi - distante. Non vorreste mica finire come l'uomo cantato da Gaber? “Triste col suo bicchiere di Barbera, senza l'amore al tavolo di un bar...”.
C’è chi addita il fatto che, per troppo tempo, il Barbera sia stato considerato un vino popolare, ovvero del popolo. Ma è proprio qui che si cela la chiave di volta: in un vino che è instancabile narratore di un mondo perduto e che, con le sue fitte trame e complessi umori, intrattiene, affascina, conquista. Per sempre, azzardiamo. Perché una volta degustato, davvero non lo si abbandona più. Come il nostro Barbera d'Asti DOCG "Viginto" proveniente da vigneti ultratrentennali, ricco di quel profumo dolce del frutto e di quella sapidità tipica delle terre calcaree e sabbiose da cui esso proviene. Terre che, milioni anni fa, navigavano sotto il mare, sfiorate dal ventre di bibliche balene e ricoperte di alghe e gorgonie come mondi di un regno incantato. O almeno è così che ci piace raffigurarle: emerse lentamente dalle acque come tante isole disperse al largo di un orizzonte in silenziosa ritirata.
Il Barbera che noi produciamo porta con sé ognuna di queste suggestioni e al bicchiere si offre fresco, sempre elegante, mai prevedibile. Se vogliamo coronare il suo schietto portamento dovremmo abbinarlo a quei piatti tipici della cucina piemontese quali la bagna cauda, la soma d'aj, i peperoni arrostiti o pasta e fagioli. Ma se non siete piemontesi, allora potreste sposarlo con un generoso tagliere di salumi o a un secondo di carne rossa, di quelle la cui cottura sembra non finire più e che si servono preferibilmente guarnite con intriganti salse, salsine e contorni peccaminosi. Oppure accostatelo ai formaggi, meglio se a pasta grassa o stagionati ai massimi storici, muffe e "ospiti" inclusi: vi sentirete pionieri di un mondo tutto da esplorare! Il Barbera d’Asti DOCG va tassativamente servito a una temperatura di 16-18 °C, altrimenti quel suo calore innato rischierebbe di smorzarsi e di trasformare quello stesso vino dalle proverbiali note passionali in un amante stanco e - ahivoi - distante. Non vorreste mica finire come l'uomo cantato da Gaber? “Triste col suo bicchiere di Barbera, senza l'amore al tavolo di un bar...”.