Vi chiederete perché la Cantina Fratelli Pagliero ha deciso di aprire il sipario della propria attività con tre vini, due dei quali Spumanti Brut. E Rosé, per di più. La risposta, ovviamente, c’è e risiede nella nostra volontà di venire incontro a gusti e preferenze differenti, accontentando tutti, amatori e neofiti, estimatori della struttura e appassionati della leggerezza. In realtà, ci siamo spinti più oltre, producendo lo Spumante Brut Rosé in due diverse declinazioni: uno realizzato con uve Barbera e l’altro con uve Nebbiolo. Siete pronti per questa nuova avventura?
Iniziamo col dire che sono entrambi ottenuti col Metodo Martinotti o Charmat, caratterizzato dalla fermentazione in massa del vino in contenitori di acciaio inox sotto pressione e a temperatura controllata. È un processo ideale quando - come nel nostro caso - si parte da vitigni particolarmente aromatici, in quanto consente una più efficace estrazione di aromi e sapori ma con tempi decisamente più contenuti. Il lampo di genio l’ebbe Federico Martinotti, direttore della Regia Enologia di Asti dal 1895. Secondo Martinotti, la lavorazione rapida permetteva una migliore conservazione del profumo. Peccato che il suo progetto o - come lui lo definiva - “apparecchio a lavorazione continua” fu subito oggetto di critica da parte del noto ricercatore francese Manceau che lo definì “spaventosamente complicato”. Ne seguirono modifiche e miglioramenti ma fu poi Charmat a mettere a punto l’intero sistema - e a brevettarlo - in modo del tutto definitivo e con produzioni su scala industriale.
Non cadete nella tentazione di giudicare il metodo Martinotti/Charmat come un'alternativa a quello Classico solo perché meno costoso! Si tratta, in realtà, di due procedimenti che conferiscono al vino caratteristiche del tutto dissimili. Se con il secondo risultano più marcati i sentori dei lieviti, nel primo, invece, vengono esaltati i profumi primari, ossia le note olfattive che derivano direttamente dalle sostanze presenti negli acini dell'uva.
Detto ciò, i nostri due Spumanti Brut Rosé non hanno nulla da invidiare alle bollicine d’Oltralpe. Perché ambedue, con il loro perlage fine ed elegante, sanno essere intriganti, delicati e particolarmente aromatici. E poi, diciamocela tutta, quel colore rosa antico, pallido e morbido come il volto di una dama d’inverno, cattura lo sguardo già al primo incontro e rapisce i sensi già al primo assaggio, ammaliando con garbo e raffinatezza sia a un allegro convivio tra amici che a una romantica cenetta a due. Eppure una differenza - tutt’altro che lieve - tra i due Spumanti esiste, eccome, e la su riscontra in cucina, nel loro abbinamento con i cibi. Vediamolo insieme.
Lo Spumante Brut Rosè da uve Barbera, con la sua spuma luminosa e persistente e con quel suo colore rosa dai riflessi violacei, possiede al naso e al gusto ampie suggestioni floreali con alcune note di ciliegia e ribes. Si sposa egregiamente come aperitivo ma può altresì diventare una piacevole bevanda dissetante se sapientemente miscelato con succhi di pesca o frutti esotici. Ci piace pensarlo giocoso e ammiccante, come un ribaldo cavaliere che si prepara all’ultima tenzone.
Lo Spumante Brut Rosè da uve Nebbiolo, invece, con la sua trama sottile e durevole e un colore rosa dai riflessi ramati, si annuncia con quel profumo raffinato che solo il vitigno da cui proviene è in grado di conferirgli; e con sorprendenti note secche e fresche di ribes e uva spina che gli regalano un sorso equilibrato e di ottima lunghezza. Si può tranquillamente pasteggiare dall’aperitivo al dolce, perché è un vino che non abbassa mai la guardia e non rischia di confondersi nella degustazione. Di lui non ci si stanca mai. È un Don Giovanni che seduce e conquista. Ma non abbandona.